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Ancoraggio

Le Basi Dell Ancoraggio

I diportisti più appassionati sanno bene quanto ancorarsi in una bella rada sia molto più affascinante e tranquillo di un approdo in un affollato porto.

L’obiettivo principe di ogni navigante, però, va intrapreso imparando come distinguere un buon ormeggio, il tutto senza l’ausilio di informazioni o aiuto dall’esterno e senza disturbare o rendere pericolosa la convivenza con le altre barche, in un regime di autoregolamentazione.

Gli eventi che condizionano l’ormeggio in rada sono molto diversi da quelli in un porto: vento e correnti, ma soprattutto le onde sono da considerare con la massima attenzione, così come la catena e le cime sono elementi fondamentali per garantire la nostra sicurezza e tranquillità. Nella fase di ancoraggio l’ancora tiene ferma la barca in due modi: il peso e la capacità di penetrare nel fondo marino.

Perché ciò accada bisogna, innanzi tutto, verificare il tipo di fondale che si trova sotto di noi: sabbia, ghiaia e fango facilitano la penetrazione dell’ancora e sono, quindi, buoni tenitori; i fondali rocciosi, pur consentendo una buona tenuta all’ancora, tendono a farla incastrare, mentre le alghe o i campi di posidonia, per loro natura scivolosi, sono da evitare.

L’ancora, quale che sia la sua forma, penetra nel fondale grazie alla trazione esercitata dalla barca per mezzo della linea d’ancora (il calumo); per far si che l’ancora penetri totalmente nel fondo marino è fondamentale che la direzione della forza con la quale questa è applicata sia sempre parallela al fondo del mare e per ottenere questo effetto si utilizza un calumo di catena, molto più pesante di una comune cima, in modo che non si sollevi mai completamente dal fondo e crei una trazione parallela ad esso.

Il calumo è meglio sia almeno tra le cinque e le sette volte la profondità del fondale; per gli ancoraggi profondi non è, però, necessario utilizzare solo la catena, ma si può limitarne la lunghezza, mediamente tra i 10 e i 30 metri a seconda dell’imbarcazione, utilizzando come parte finale verso la barca una cima adatta, resistente alla trazione, agli strappi e allo sfregamento.

Come ancorare:

raggiungere il punto prescelto verificando che vi sia spazio sufficiente intorno in un raggio pari alla lunghezza del calumo che si vuole rilasciare, così da consentire l’eventuale rotazione della barca in caso di cambiamenti nella direzione del vento; fatto ciò con la barca ferma e la prua rivolta verso la direzione del vento si lascia scorrere l’ancora fino a toccare il fondo, quindi si retrocede lentamente filando (lasciando cioè scorrere), la catena (o la cima), fino a distendere la lunghezza desiderata e a questo punto si blocca la discesa e si accelera in retromarcia per consentire all’ancora di fare ben presa sul fondo; se l’ancora si muove aggiungeremo altra cima (o catena), fino a che il moto si arresterà.

Quando il fondale non è buon tenitore o quando vogliamo mantenere la barca orientata usando anche delle cime fissate a terra, si può ricorrere all’uso di più ancore.

Nel caso di fondale cattivo tenitore o di previsione di vento forte, possiamo unire due ancore a una certa distanza, posizionandole sul fondo in sequenza: quest’ormeggio si definisce con ancore appennellate; se invece vogliamo tenere una posizione prefissata o sappiamo che il vento soffierà forte e da una determinata direzione, possiamo disporre le due ancore separate a un angolo di circa 40/60° fra loro, l’imbarcazione non potrà quindi ruotare liberamente, ma sarà vincolata ad una posizione tra le due ancora; è importante mantenere l’angolo tra le due ancore entro questi limiti, se inferiore le catene potrebbero incastrarsi fra loro, se superiore non si avrà l’effetto combinato dei due ormeggi.