Didactics
La Barca A Vela
La Velocità Di Carena
Possiamo definire la velocità di carena come la velocità massima raggiungibile da un'imbarcazione senza che la stessa entri in planata.
La carena è quella parte dello scafo, che resta sotto la linea dell’acqua. Viene chiamata parte viva è negli anni ha conquistato sempre di più l’interesse da parte dei progettisti. Partendo dalla parte di prua, che ha avuto sempre maggiore considerazione nella costruzione, l’attenzione è scesa con il tempo a tutta la struttura di carena. Questo perché la capacità di prua, nel tagliare l’onda e nella capacità impattare sull’acqua, ha perso la sua priorità con l’aumentare di potenza dei motori.
Infatti, con il passare del tempo e con una sempre maggiore ricerca di maggiore velocità, il senso di galleggiamento delle imbarcazioni è sempre stato compromesso, in primis a difetto della prua. Quindi, al fine di accorpare il raggiungimento di buone velocità di crociera e una discreta attenzione nel risparmio di gasolio nel rispetto della velocità di potenza utilizzata, sono state suddivise le carene per tipologia. Sostanzialmente seguendo le tipologie di scafo. Dislocanti, semidislocanti e plananti.
L’obiettivo primario di tutte le carene, è quello di mantenere buone velocità di crociera, senza perdere stabilità di poppa e contatto di prua. Infatti, è inevitabile che all’aumento di potenza e alla massima velocità, la prua tenda ad affondare sotto la linea di galleggiamento, alzando la prua che perderà di contatto con l’acqua.
Le carene dislocanti, basano la loro natura sul concetto di sostentamento. I progettisti cercano di fari in modo che la carena resti il più possibile sotto la linea di galleggiamento. Solitamente, i motori idonei a questo tipo d’imbarcazione, sono dotati di spinte che riescano a mantenere costante la fase di avanzamento. In questa fase, la barca resta per quasi tutta la lunghezza (il dislocamento), in acqua. Mantiene quindi buone velocità di crociera, riuscendo a garantire ottime prestazioni di stabilità. Queste carene, riusciranno a garantire buone prestazioni anche in mare agitato, senza perdere troppo il controllo.
Simile, ma ancora più basato sul concetto di stabilità, è la carena semidislocante. Su queste carene non vengono installati motori di potenza elevata. Sono barche principalmente dedicate a navigatori tranquilli o pescherecci. Sono ben progettate e hanno spesso dei flap fissi, che hanno proprio la funzione di diminuire al minimo la caduta della poppa, in fase di aumento di velocità.
Infine, la carena planante, è chiaramente progettata per barche a motori con motori particolarmente potenti. Questi ultimi, sono dotati di particolare ripresa di accelerazione e sono dedicati a navigatori che ricercano alte velocità in mare aperto. Chiaramente, le carene sono studiate per minimizzare la caduta di poppa, ma comunque la prua si alzerà, fornendo al timone una perdita di contatto con la linea di galleggiamento.
Per ovviare questo problema, spesso queste carene hanno prue più profonde, per evitare che si alzino dalla linea dell’acqua. La stabilità è leggermente compromessa, ma le nuove tecnologie hanno irrigidito sempre di più il materiale delle carene. Questo per garantire maggiore stabilità sul piano di navigazione e capacità di resistenza su un dislocamento che tende a essere più lungo.